Dediche

Alcuni sonetti dedicati agli amici più cari (altri ne seguiranno….)

 

A Davide

Sui fogli avaramente quali gocce
dall’inchiostro versate degli anni
orlano ciò che siamo? Tra gli affanni
confusi da oracoli di bisbocce,

li portavamo dentro le saccocce
coi talismani delle notti e inganni
graffiti lungo i muri dei capanni,
e una gioia covata dalle chiocce

dei poeti nel cielo. Poi alle case
d’allora erano le arnie dei lampioni
a darci miele di fumi, persuase

ai bracieri dei cuori. Lì altri aloni
ora ritrovo fra i cocci e una frase:
una stilla sia tutte le stagioni”.

 

A Riccardo

Come discesa al cratere del mare
è la pietra di scalee e di balconi,
qui dove ai chioschi le strida ed i suoni
dai cerchi puoi delle sue piazze obliare

e madrigali di lumi. Qui spare
mercanzia d’altari, dape ed aromi
in cui i versi trovasti e le visioni,
i tuoi filosophes! Queste viuzze care

della tua città di terrazze e lava,
di giardini e salmi che m’atterisce
fra beltà di racemi e scoli. Eppure

mi dicesti: “ossidionale è l’io che muore…”.
Ma ecco i tuoi ulivi e ciò che non perisce:
l’Amico, che i semi in tempo ne cava.

 

Ad Alessio

All’Amico che fedele riaffronta
il diluvio dei mattini, che l’arca
del suo pianoforte stipa eresiarca,
se ogni melodia lieta vi sormonta,

e spartiti di luce in cui racconta
sulle rene il silenzio d’una barca,
i tramonti sui bicchieri, la marca
delle sigarette spente senza onta

fra ceneri d’un ricordo. All’amico
che temerario ascolta il nostro male,
che un santuario d’allegrezze pudico

schiude, e generoso al suo commensale;
amico che più che mai benedico,
per cui sempre ogni nuovo giorno vale.